martedì 22 marzo 2011

Inquinamento del suolo e delle acque


Il Terzo appuntamento OIKOS è stato più breve degli altri e sono intervenuti il dott. Giuseppe Castaldelli del Dipartimento di Biologia ed Evoluzione e il prof. Alessandro Gargini del Dipartimento di Scienze della Terra nonchè ex docente di Ferrara. Questo ha permesso un acceso dibattito alla fine degli interventi. 

Per quanto riguarda il primo intervento sarò molto breve in quanto l'esposizione non mi ha suscitato particolare interesse, non certo a causa del dott. Castaldelli ma per l'argomento in generale.

Il tema era l'inquinamento e l'eutrofizzazione.

Quest'ultimo termine vuole dire un contenuto quasi eccessivo di sostanze nutritive in un certo ambiente. Per sostanze nutritive intendiamo in particolar modo nitrati, fosfati o zolfo che provengono sia da fonti naturali che antropiche (es. Fertilizzanti, detersivi, scarichi). Questi accumuli eccessivi formano un processo biologico, successivo al loro rilascio, dell'accrescimento degli organismi vegetali, in particolar modo di alghe microsopiche. A loro volta, detto in parole povere, non essendo le alghe consumate completamente dai „predatori“primari provocano un aumento di batteri. Non è finita qui. Questo comporta un aumento del consumo dell'ossigeno che a sua volta provoca all'interno dei fiumi la morte di pesci. Ecco qui perchè lo si considera un inquinamento.

Il secondo intervento, più di mio interesse, si è incentrato sull'inquinamento delle sottosuolo di Ferrara. Il prof. Gargini infatti ci ha fatto subito presente che il terreno ferrarese ha una certa quantità di eteni ed etani clorurati. 

Ci sono varie zone ferraresi colpite da questo tpo di inquinamento:

  1. ZONA NORD: pontelagoscuro;
  2. ZONE EST: via caretti, area balsata, inquinata da clorurati e altre sostanze dovute alla presenza di 2 dischariche derlla zona;
  3. ZONA OVEST: inquinamento dovuto ad uno stabilimento petrolchimico. 
L'inquinante più pericoloso è il Cloruro di vinile (VC) in quanto è molto solubile e volatile. Essendo poi molto denso tende ad andare verso il basso nel sottosuolo dove poi, per processo di evaporizzazione, sale in superficie. Con fenomeni di convezione può infine arrivare addirittura fino al di sotto degli edifici dove, se trova delle fratture, crea non pochi problemi.
Come dicevo, siccome il Cloruro di vinile è molto denso tende ad andare verso il basso e quindi inquina uan zona molto ampia penetrando a volte anche nelle argille e nei sedimenti ancora più fini.

Ma come si fa a capire il rischio e i danni che può provocare questo tipo di inquinamento? 

Non è facile saperlo ma si possono fare delle analisi di rischio ovvero:
  • stima la conentrazione in superficie;
  • uso della camera di flusso;
  • immettendo nelle case degli strumenti per misurare cosa circola nell'aria.

In sostaza possiamo dire che:
  • è un inquinamento ereditato dagli anni '50 o '60;
  • l'acqua potabile è sicura;
  • non si sa quali rischi reali ci siano;
  • i sedimenti fini che si trovano nel sottosuolo potrebbero essere degli ottimi tappi che non permettono l'uscita di questi gas inquinanti, almeno non in quantità serie;
  • esiste un potenziale di attenuazione naturale.

È un riassunto del riassunto in quanto vuole dare solo degli spunti che, a chi è interessato, può dare degli imput importanti. 

Alla fine dell'incontro, come ho accennato all'inizio, c'è stato un acceso dibattito attraverso una serie di domande proveniente principalmente da un gruppo di persone e rivolte esclusivamente al prof. Gargini. Dal modo nel quale sono state fatte queste domande sembrava, ad un certo punto del dibattito, di assistere ad una disputa dove da una parte risponde l'esperto e dall'altra dei capi di associazioni o comitati ambientalisti chiedono spiegazioni e chiarimenti su degli eventi discordanti. Questo è solo, e niente di più, un mio puro parere personale. Non prendetela come offesa. 

Fonti: conferenza OIKOS del 21 marzo 2011 svolta al Polo Bio-chimico MAMMUT presso l'Università degli Studi di Ferrara. 





venerdì 18 marzo 2011

I terremoti dell'Unità d'Italia


Vorrei informarvi che in occasione della festa dell'Unità d'Italia alcuni esperti del Laboratorio di cartografia digitale e sistemi informativi geografici della Sede Irpinia dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV) hanno deciso di elaborare una mappa commemorativa della storia sismica italiana dal 1861 ad oggi. Vengono in questa mappa (già disponibile online da ieri) segnalati i terremoti più catastrofici compreso quello di Messina del 1908, che ha generato onde di tsunami dell'altezza di ben 12 m (superiori a quelle del Giappone) oltre che più di 80.000 morti, fino a quello più attuale dell'Aquila nel 2009. Non vengono evidenziati solo questi ma anche altri due terremoti importanti come quelli ravvicinati del Friuli e dell'Irpinia rispettivamente degli anni '76 e '80. 

Come si legge nell'articoletto consultabile nel link sottostante (vedi Fonti) i terremoti forti (ma comunque non oltre il 7,2 grado della scala Richter) contati sono 170 di cui 12 quelli più catastrofici dal punto di vista sia di perdite umane che di danni. 

Per maggiori informazioni e consultate il sito dell'INGV



Fonti: 


martedì 15 marzo 2011

Nucleare o Energia rinnovabile?



Eccoci al nostro secondo appuntamento del ciclo di convegni OIKOS organizzato dagli studenti della Facoltà di Ecologia ed Evoluzione. Il tema di ieri è stato “L'energia e politiche energetiche”. Sono intervenuti questa volta tre ingegneri ed un fisico: i primi tre sono stati il dott. Michele Pinelli, il dott. Mauro Venturini e il dott. Pier Ruggero Spina tutti del Dipartimento di Ingegneria parlandoci rispettivamente dell'energia proveniente da fonte fossile e nucleare, le centrali nucleari nello specifico e delle biomasse mentre il dott. Cesare Malagù, fisico del Dipartimento di Fisica ci ha esposto qualcosa sul fotovoltaico.

Ha iniziato il convengo il dott. Pinelli fornendoci delle nozioni di base utili per capire tutti gli altri interventi successivi. Eccone alcuni:

  • Energia: capacità di un corpo di compiere un lavoro. L'unità di misura è il kWh (chilowatt per ora);
  • Potenza: lavoro compiuto nell'unità di tempo. L'unità di misura è il kW o come ultimamente viene usato il CV (cavallo vapore). Il Cavallo Vapore non è altro che la capacità di sollevare in un secondo un corpo di 75 Kg;
  • Rendimento: rapporto tra energia messa a disposizione dalla macchina (UTILE) e quella messa a disposizione della macchina (LORDA).
  • Potere calorifero: di un combustibile è l'energia sviluppata dalla combustione di un'unità di combustione.

Questi alcuni dei concetti fondamentali che ci ha esposto l'ingegnere sottolineando l'importanza di non confondere l'energia con la potenza che sono due cose diverse. 

Per sostenere la qualità di vita l'uomo ha bisogno di entrambi questi due elementi fondamentali. Questo è un dato certo dettatoci dalla storia. Infatti, come ci è stato sottolineato, il 66% della popolazione del 1861 lavorava i campi e l'età media all'epoca era di 35 anni mentre la mortalità infantile pari al 25%. Appena sono stati scoperti i combustibili fossili e quindi le fonti di energia l'età media della popolazione salì a 80 anni mentre quella della mortalità scese allo 0,6%. Ci rendiamo conto che per sostenere la qualità della vita abbiamo bisogno di energia ed ecco perchè ultimamente questa è sempre più richiesta.

Eccone alcuni esempi:

  • uno scolaro utilizza 400 kWh/anno;
  • un universitario 1700 kWh/anno;
  • un letto d'ospedale 3000 kWh/anno;
  • un carcerato 7000 kWh/anno.

Noi italiani consumiamo troppa energia e potremmo benissimo usarne di meno ed avere comunque una qualità di vita ottimale.

Ma quali sono le fonti energetiche utilizzate oggi?

Ce ne sono di vario genere, da quelle FOSSILI (petrolio, gas e carbone) a quelle RADIOATTIVE e NUCLEARI, dalla RADIAZIONE SOLARE (fotovoltaico, termodinamico, idroelettrico, eolico e biomasse) ad ALTRE come i rifiuti e le maree.

E quali sono le tecnologie utilizzate?

Anche qui ne abbiamo parrecchie:

  1. A combustione esterna: metodo che separa l'impianto di combustione dal motore primario e consente in questo modo la combustione di combustibili di varia origine (impianti termoelettrici a vapore, motori stirling);
  2. A combustione interna: dove il combustibile viene iniettato direttamente all'interno del motore primo; necessita quindi di combustibile “pulito” ed ha il vantaggio di avere un maggior rendimento (turbine a gas, motori alternativi);
  3. Conversione chimica: trasformazione dell'energia chimica di un combustibile in energia elettrica; avviene direttamente mediante radiazioni elettrochimiche e può essere estremamente efficiente in quanto non deve sottostare alle limitazioni di rendimento imposte dal rendimento di Carnot; 
  4. Ciclo combinato: costituito da un motore primo e da un utilizzatore dell'energia termica, utilizzati entrambi per produzione di energia elettrica; questo ha un rendimento del 60%, il secondo motore sfrutta il calore perso dal primo aumentandone così l'efficienza.

Il dott. Pinelli ha poi concluso il suo discorso introducendoci le tattiche di una buona politica energetica. Ci ha spiegato come questa si deve basare su 4 pilatri fondamentali quali: AMBIENTE, SOCIALE, ECONOMICA e TERMICA.

Bisogna porsi degli obiettivi tenendo conto di questi 4 pilastri”.

Esiste poi un metodo per poter produrre energia elettrica e meccanica attraverso un unico processo. Questo avviene con la COGENMERAZIONE.

Ecco che si inserisce ora il dott. Venturini che entra più nello specifico iniziando a bombardarci di dati sul rendimento delle varie tecnologie. Un ciclo a Vapore acqueo ad esempio arriva al 40%, le turbine a gas al 36% mentre quello combinato arriva fino al 54%.
Ha toccato poi un tema più che attuale dato il vicino referendum italiano e quello che purtroppo sta succedendo in Giappone. Perchè SI al nucleare? Perchè SI in ITALIA? Perchè NO?

Ecco un'analisi sintetica e non di parte, dove ognuno può riflettere attentamente sul problema e magari non andando impreparati a votare al referendum:

SI:

  • le scorte di combustibili finiranno a breve e quindi bisognerà cercare altri metodi;
  • problemi politici;
  • aumento della richiesta di energia;
  • peggioramento condizioni atmosferiche con l'emissione di anidride carbonica (le centrali nucleare non ne emettono);
  • riscaldamento globale;
  • limitati incentivi all'uso di fonti rinnovabili.



SI IN ITALIA:

  • consumiamo troppi fossili;
  • ci sono centrali nei vicini paesi europei quindi...perchè non da noi?
  • Paghiamo troppo per importare energia (ben l'80% proviene dall'estero);

NO:

  • rischio contaminazione ed incidenti catastrofici;
  • non ancora chiaro dove smaltire i rifiuti e le scorie;
  • disponibilità limitata combustibile nucleare (si stima ancora per 50 anni);

Insomma quello che più è evidente è che le centrali nucleari non inquinano dal punto di vista di emissione di gas serra e farebbero risparmiare all'ITALIA l'80% dell'energia che importa dall'estero. Dall'altra parte però il rischio di contaminazione e di incidenti catastrofici, am io parere, prevale e tocca maggiormente la sensibilità di molti cittadini italiani e non solo. Proprio ora in Germania il nuovo programma nucleare è stato fermato e 2 centrali vecchie sono state chiuse. Si muovono intanto anche in Italia le associazioni ambientaliste per rafforzare il NO al programma nucleare italiano che ormai da più di 2 anni è stato pensato.


Concludendo l'ingegnere ci ha esposto il meccanismo di funzionamento di una centrale nucleare e di cosa questa è composta (nucleo, moderatore, barre di controllo, refrigerante, VESSEL, ecc...) che però ora non illustrerò.

Quello che salta fuori e che tengo a precisare è che una centrale giapponese standard è stata progettata per durare dai 40 ai 60 anni. Quella che ora ha problemi seri di fuori usicita di scorie radioattive ha proprio 40 anni.

Sempre l'ingegnere ci ha illustrato i maggiori possessori di combustibile nucleare, perchè è quello che ci vuole per far vivere una centrale. In pole abbiamo l'Australia seguita dal Canada.

Una domanda che magari molti di voi arrivati a questo punto si saranno posti è stata fatta durante il convegno: dove va a finire il combustibile una volta chiusa una centrale nucleare? L'esperto ci ha fatto presente che fin quando è possibile questo lo si tiene all'interno della centrale, posto migliore dato che è stata progetta per poterlo tenere. Oltre a questo ovvio motivo ve ne sono altri: spostarlo è pericolosissimo e, sopratutto, una volta chiusa una centrale l'energia prodotta non è che si esaurisce in pochi minuti ma continua e potrebbe, e così avviene, essere utilizzata per produrre energia (seppur minore) mediante il Riprocessamento. Si stanno comunque cercando posti dove eventualmente mettere il combustibile quando quest'ultimo non potrà più essere contenuto nelle centrali.

Dato il rischio che sta corrento il Giappone vi porto a conoscienza, per chi non lo sapesse, della scala di pericolosità delle centrali nucleari INES. Questa va dall'1 al 7 e si divide in 2 parti (0-3 e 4-7): 

    1. Deviazione (non significativo per la sicurezza);
    2. Anomalia;
    3. Guasto;
    4. Guasto grave;
    5. Incidente con conseguenze locali (situazione attuale in Giappone);
    6. Incidente con conseguenze significativa;
    7. Incidente grave;
    8. Incidente catastrofico.


Il terzo intervento è stato quello del dott. Morini che ci ha parlato delle biomasse. Premetto che la mia attenzione, a causa di una giornata intensa, in questa parte del convegno si è abbassata di molto e non sarò così preciso come lo sono stato prima.
Le biomasse sono fonti rinnovabili da cui si possono ricavare combustibili da utilizzare in sistemi energetici.
Perchè quindi si dovrebbero usare?

Semplicemente perchè sono rinnovabili, programmabili e hanno una maggiore attrattiva per il territorio (es.: riconversione di una società agricola in energetica).

Perchè SI in ITALIA?

Semplicemente per l'enorme disponibilità di terreni.

Ma perchè NO?

Il trasporto di queste fonti è di difficile attuazione, troppo costoso, e quindi bisogna tenerle dove sono e adattarsi, i costi di produzione sono elevati e la taglia del sistema è medio-piccola (< 20 MW). Quindi dato che che la taglia del sistema è funzione dell'energia emessa (più piccolo è il sistema e meno energia si ricava) si deduce che non è così conveniente.

Ma quanta disponibilità disponiamo?

Ben 300 000 GWh ovvero utile a soddisfare il 20% del nostro fabbisogno.

Dopo questa introduzione l'ingegnere ci ha speigato cosa è una filiera di biomassa, quali sono i processi biochimici e termodinamici, metodi meccanici elencandoci qualche problematica delle biomasse tra le quali spicca quella dell'emissione di anidride carbonica.

Conclude il convegno il fisico Malagù che ci ha parlato del fotovoltaico. Nel 2009 abbiamo consumato ben 70 000 tonnellate nel mondo di polysilicon ovvero il materiale usato per fare i pannelli fotovoltaici. In Italia il consumo annuo è di 300 Gwh e, dati i costi, questo non è per niente sostenibile anche perchè questo serve solo per coprire il 2 o 3% del nostro fabbisogno.

Si stanno studiando altri metodi per rendere questa fonte molto più sostenibile e qualcosa si sta ottenendo, ci spiega il fisico. La CONCENTRAZIONE è una soluzione che potrebbe in futuro far prendere piede questa energia alternativa. L'obiettivo è quello di convogliare l'intensità dei raggi solari di una superficie molto grande in un unico pannello fotovoltaico di dimensioni molto più piccole mediante altro materiale non così costoso come il polysilicon. Si arriva a convogliare l'intensità dei raggi solari fino a 200 volte più di prima su un piccolo pannello.

C'è da dire che questa tecnologia era già conosciuta negli Usa negli anni '70 ma nn c'erano le conoscenze giuste per metterla in atto. La temperatura che raggiunge il pannello è molto alta e ci vogliono particolari accorgimenti e metodi di raffreddamento che solo oggi forse si possono usare. 

Si conclude così il secondo giorno OIKOS. Devo dire molto interessante, un'iniziativa veramente unica con l'unico aspetto negativo il poco tempo a disposizione di ogni singolo intervento. Chissà che in un futuro anche questo piccolo difetto non venga risolto. 

Fonti: al di fuori delle immagini ho preso il materiale dal convegno OIKOS svolto al MAMMUT presso l'Università degli Studi di Ferrara (almeno quello che ho capito e assimilato).




martedì 8 marzo 2011

Cambiamenti climatici


Ecco come anticipato l'articoletto riassuntivo del primo incontro OIKOS. Provo a riassumervi cosa ho assimilato e cosa ho capito di questo convegno. 

A questo primo appuntamento sono intervenuti il prof. Stefano Tibaldi nonchè direttore dell'ARPA Emilia Romagna, il quale ha spiegato in linee generali come è avvenuto il cambiamento climatico passando dalla scala globale a quella locale, il prof. Umberto Simeoni nonchè docente universitario del polo ferrarese dipartimento Scienze della Terra, il quale ha parlato dell'effetto che questi cambiamenti climatici hanno sulle coste italiane, e il prof. Renato Gherdol nonchè docente di Biologia ed evlouzione presso il polo ferrarese.

Partiamo col spiegare intanto come l'atmosfera ha un'importanza vitale per la sopravvivenza dell'uomo sulla Terra. Per rendere bene l'idea è utilissimo fare un paragone tra la Terra e la Luna che grosso modo si trovano alla stessa distanza dal Sole. Nella prima esiste atmosfera e difatti la temperatura media si aggira attorno ai 15°C, nella seconda invece, causa la sua dimensione relativamente piccola, l'atmosefera è assente e la temperatura media scende a -20°C. Perchè questo? La risposta è semplice e di poche parole: l'atmosfera riesce a trattenere i raggi solari che arrivano sulla Terra; questa infatti funge da serra per il nostro pianeta. Lascia passare i raggi solari e ne trattiene quel che serve per rendere così "mite“ il posto in cui viviamo. 
In realtà il discorso è molto più complicato, ma questo andrebbe oltre a quanto è stato detto questo lunedì.
I gas che maggiormente incidono sulla temperatura e che troviamo all'interno dell'atmosfera sono: ossigeno, anidride carboinica, metano, vapor d'acqua e ossido di azoto. 




Secondo uno studio è stato confermato che l'anidride carbonica gioca un ruolo fondamentale in tutto questo: all'aumentare della CO2 la temperatura media del pianeta tende ad aumentare. Come si nota dalle 2 foto precedenti la CO2 negli ultimi 50 anni è aumentata in modo impressionante provocando così un aumento della temperatura. L'aumento dell'anidride carbonica ha raggiunto livelli mai visti e studiati fin'ora.  

Ci si era posti l'ipotesi che l'aumento di temperatura fosse dovuto ad un aumento dell'intensità dei raggi solari provenienti dal Sole.



Come si vede dalla foto questo non è vero, anzi negli ultimi anni l'intensità dei raggi è addirittura leggermente diminuita. Nel complesso comunque segue un andamento abbastanza regolare e costante.

Avendo dato dei cenni generali scendiamo ora nel particolare dove possiamo affermare che l'emisfero nord è quello che sta subendo un riscaldamento maggiore.


Questa tendenza porta ad un cambiamento del clima anche da noi in Italia. La temperatura è salita è le precipitazioni leggermente diminuite. Quello che però è cambiato maggiormante sono le intensità dei fenomeni. Si è osservato che nelle zone dove pioveva molto ora piove molto di più mentre nelle zone dove prima i mm di pioggia erano pochi ora c'è ne sono ancora meno. Questo sta creando problemi non di poco conto (vedesi post dell'acqua) creando periodi di siccità seppur di breve durata oltre che a provocare problemi di stabilità del suolo. 


Se vogliamo parlare di conseguenze allora possiamo citare il problema dell'aumento del livello del mare a causa dello scioglimento delle calotte glaciali. Oltre a provocare, come vedremo, problemi di sommersione e di distruzione delle spiagge questo provoca una penetrazione via via più accentuata di acqua salata all'interno del Po. Negli ultimi 50 anni la penetrazione ha raggiunto livelli molto alti creando non pochi problemi nell'irigazione dei campi posti vicino al corso del fiume. Nelle annate normali, per fortuna, questo accade per pochi giorni ma cosa succederebbe se questi pochi giorni diventassero molti di più? 

Accennavo il problema della sommersione delle spiagge, e qui interviene il prof. Umberto Simeoni, molto presente nelle nostre coste. Il problema principale è che l'erosione della costa intacca non solo le spiagge ma anche gli edifici che si trovano proprio a ridosso della costa. Le costruzioni di case, lidi, hotel è nata dopo il boom economico senza seguire una certa logica. Oggi ci troviamo infatti a dover difendere le costruzioni che ormai si ritrovano "in mare". L'Emilia Romagna si sta muovendo in questo senso ma il principale problema sono le risorse. Costruire opere di difesa e mettere tutto in salvo costa una cifra esorbitante. 
Esiste comunque un altro problema che complica ulteriormente le cose ed è quello della subsidenza. Questa non è altro che un abbassamento sia naturale che antropico (vedesi Venezia con il suo Mose) del terreno dovuto a svariati motivi. Provate ora a sommare l'innalzamento del livello del mare e quello della subsidenza e capirete tutti che non è un problema che si può lasciare in un cassetto. 



Questa è un immagine dove si possono vedere perfettamente le spiagge a rischio di sommersione: vediamo che tutta la nazione riscontra un certo livello di rischio ma l'alto adriatico è sicuramente quella regione che tocca i livelli più alti (dovuti come si diceva agli insediamenti umani ed attività antropiche più il fattore subsidenza). 

L'ultimo intervento è stato quello del prof. Renato Gerdol che ha parlato della fauna e della sua evoluzione. Egli ci ha fatto notare come alcune specie a causa del cambiamento climatico sono a rischio di estinzione. Un esempio sono un certo tipo di piante che crescono in montagna con climi meno caldi rispetto a quelli presenti al livello del mare (sempre nella nostra penisola). L'aumento della temperatura porta queste piante ad insediarsi sempre più verso l'alto. Capiamo subito capire che non essendo le montagne alte all'infinito questa specie prima o poi non troverà più un clima adatto a lei e quindi si estinguerà. Questo è solo un esmpio su molti altri che ora non riesco a riassumervi. 

Concludendo, l'obiettivo di questo convegno non è stato sicuramente quello di creare un allarmismo generale ne di lanciare un SOS clima ma semplicemente di far presente le problematiche attuali e cercare di trovare e di far conoscere i possibili metodi per risolverli. Sapendo che il trend fino ad ora continuerà nei prossimi decenni l'intento è quello di cercare di convivere col riscaldamento e quindi ADATTARSI ma comunque cercare in qualche modo di ridurre le quantità di anidride carbonica nell'atmosfera. 

"Assieme ad azioni di mitigazione, l'adattamento sarà quindi indispensabile per minimizzare gli impatti e le loro conseguenze e sfruttare i possibili effetti positivi (se ce ne sono)". 


Fonti: le immagini dell'articolo, al di fuori della prima, le ho prese dal convegno OIKOS di lunedì 7 marzo 2011 svolto al Polo Bio-chimico medico presso l'Università degli Studi di Ferrara. 








OIKOS



Il termine OIKOS è greco e vuol dire casa, abitazione. In realtà in questo caso è riferito all'iniziativa chegli studenti della Facoltà di Ecologia ed evoluzione del polo ferrarese stanno portando avanti e che vuole essere diretto agli studenti in particolare. Si tratta di una serie di convegni su temi attuali discussi da importanti esponenti dell'Università ed i altri enti nazionali. Si vuole comprendere tutte le dinamiche ambientali e come queste vengono influenzate dall'uomo con lo scopo iniziare un percorso verso la sostenibilità. 

Il programma è suddiviso in 5 incontri che avverranno ogni lunedì che verteranno sui seguenti temi:

  • Inquinamento atmosferico e cambiamenti climatici;
  • Fonti di energia e tecniche di conversione;
  • Inquinamento dei suoli e delle acque;
  • Biodiversità;
  • Sviluppo sostenibile e pianificazione ambientale nel Mondo del Sud. 

In realtà il primo incontro è già avvenuto proprio ieri ma che tenterò a breve di pubblicare un articolo che riassume i discorsi più importanti dell'incontro. Gli interventi termineranno lunedì 4 Aprile ma chiunque fosse interessato clicchi qui 

A breve quindi l'articoletto riassuntivo!!! 


venerdì 4 marzo 2011

Acqua, un bene prezioso


Potrebbe essere banale dirlo, potrebbe non colpire la vostra sensibilità, potrebbe essere solo una cosa scontata o potrebbe semplicemente non interessarvi, ma trovo comunque doveroso e importante ricordarvi quanto l'acqua deve essere considerata come un bene prezioso, senza il quale noi non potremmo sopravvivere.

Non è un problema piccolo e neanch  tanto lontano, è presente pure qui da noi come quando nel 2003 in quella fatitica estate estremamente secca e cada l'acqua “non usciva più” dai nostri rubinetti!

Prendendo spunto da una lezione impartita dalla mia professoressa di Idrogeologia Applicata provo a riassumervi brevemente quanto ho appreso.

Iniziamo a porci delle domande:

Ma da dove arriva l'acqua che beviamo? Quanta ne consumiamo ma sopratutto quanta sarebbe sufficiente alla nostra sopravvivenza? Quanto la paghiamo?

Capiamo intanto quale acqua di tutte quelle che disponiamo sulla Terra possiamo realmente utilizzare. 



Di tutta l'acqua degli oceani e dei mari solo il 2,59% è dolce. Di questa però ben il ca. 70% è sotto forma di ghiaccio (calotte glaciali) e quindi NON UTILIZZABILE. Nel restante 30% di queste si distinguono 2 categorie: le acque sotterranee, ca. 29%, e le acque superficiali (laghi e umidità del suolo), ca. 0,014%. Ci rendiamo conto quindi che tutto sommato l'acqua a nostra disposizione è molto poca rispetto alla quantità totale che si trova sul nostro pianeta. Sapendo inoltre benissimo qual'è la condizione dei nostri fiumi per quanti riguarda l'inquinamento, non c'è da stupirsi che ormai la principale risorsa idrica potabile viene ricercata nelle acque sotterranee (dopo ovviamente essere potabilizzata).
Dato che questa non vuole essere una lezione dettagliata di come si fa a potabilizzare l'acqua passiamo a dare qualche dato importante e significativo per meglio capire quanto fin'ora detto e per rispondere alle domande di prima.

L'uomo per sopravvivere ha bisogno di 5 litri di acqua al giorno. In realtà si dice che in media un europeo consuma 150/200 litri di acqua al giorno (uno della Florida anche 500 litri). Questo senza calcolare l'acqua utilizzata per l'agricoltura e l'industria!
INSOMMA, molta di più di quanta sarebbe sufficiente per sopravvivere (almeno 40 volte di più).
Se pensiamo che questo è solo l'utilizzo diretto di questa risorsa allora si che la cosa inizia a preoccuparci. Esiste infatti anche la via indiretta del consumo ovvero non quella che esce dal rubinetto ma quella usata a scopi commerciali nonchè nutrizionali. Eccovi alcuni esempi:

  • per fare 1 Kg di pane si utilizzano 3 litri di acqua;
  • per 1 Kg di tonno in scatola se ne utilizzano 60;
  • per 1 Kg di manzo dai 20.000 ai 100.000;

Mi sembra una quantità enorme!!! Non credete?

Passiamo al prezzo: in Italia l'acqua la paghiamo 0,72 euro al m3 (media delle regioni) anche se è previsto che tra 25 anni si avrà un incremento del doppio arrivando quindi a 1,54 euro al m3. Giusto per fare un confronto con gli altri nostri Stati vicini in Germania attualmente la pagano 1,78 euro al m3, prezzo già superiore a quello stimato in Italia.
Facciamo due calcoli, pensiamo un pochetto e arriveremo alla conclusione che il costo dell'acqua qui è veramente irrisorio, specialmente se ci ricordiamo che questa è un bene prezioso. Ricordate le percentuali esposte all'inizio di questo articoletto. Molti di noi, sottoscritto incluso, magari non fanno caso a tutto questo e pensano che le risorse siano infinite. Come avete visto non è proprio così!
Chissà forse l'unico modo per cambiare questo trend negativo è aumentare il prezzo così tanto affinchè tutti, badando al proprio portafoglio, cerchino di sprecare meno gocce possibili. Ripeto, un italiano in media spende ca. 40 euro all'anno. Veramente pochissimo.

Non preoccupatevi però, non è solo nostra la colpa dello spreco ma anche delle tubature che ci portano l'acqua in casa nostra. Sempre prendendo i dati dalla lezione di Idrogeologia posso dire che in media, sempre in Italia, il 25% di questo bene prezioso viene disperso sotto terra per perdite da parte dei tubi (in certe regioni anche il 46%). Calcolate inoltre che quest'acqua persa è già stata potabilizzata e quindi pagata da noi.

Mi sto prolungando un po' troppo e per questo mi fermo qui sperando che sia servito a farvi crescere quel piccolo sentimento di amore verso il nostro piccolo grande pianeta sul quale viviamo e sopratutto quel senso di responsabilità nell'utilizzo del nostro più grande bene, l'acqua

Fonti: lezione di Idrogeologia Applicata, slide professoressa; Civita, Idrogeologia Applicata ed ambientale - Ambrosiana