Fonte: http://www.webalice.it/enrpappa/fossilimineralirocce.it/immagini/rocce/ossidina.htm (29.08.2012 ore 14.01)
Aspettando gli altri post sulla tesi ne approfitto per riprendere a pubblicare articoli su quello che sto studiando ed in particolare sulla vulcanologia.
LIQUIDDI SILICATICI
Il SI è il secondo elemento più abbondante presente sulla crosta
terrestre dopo l’O. Entrambi rappresentano la base più comune dei magmi
eruttati sulla superficie terrestre. Il SI possiede 14 elettroni distribuiti nei diversi orbitali sulla base
dei numeri quantici n, i, m, s. La sua distribuzione elettronica è ls (2e) 2s
(2e) 2p (6e) 3s (2e) 3p (2e) ed ha quindi 4 elettroni nei 2 orbitali più
esterni (3s e 3p) i quali costituiscono i suoi elettroni di valenza. Questi
elettroni condivisi con altri atomi di O tornano a formare l’impalcatura delle
rocce silicatiche ovvero il tetraedro
SiO44- Gli atomi SI si legano in maniera indiretta,
tramite atomi di O, per formare le unità polimeriche più complesse come per
esempio i:
- Dimeri à quando 2 tetraedri si uniscono per formare l’unità Si2O76-;
- Catena à quando un numero infinito di tetraedri condividono ciascuno un vertice con il tetraedro adiacente dando così l radicale dei pirosseni Si2O64-;
- Foglio à quando i tetraedri sono legati tra loro su 3 vertici dando il radicale dei fillosilicati Si2O52-;
- Quadro tridimensionale à quanto tutti e 4 i vertici del tetraedro sono condivisi dando il radicale SiO2, caratteristico dei tetrosilicati.
È da sapere che in un dato
minerale è presente una sola unità strutturale e che la sua ripetizione nello
spazio è data sulla base di alcune operazioni di simmetria. In questo modo
conoscendo le relazioni spaziale sarebbe facile costruire un modello
termodinamico che ci faccia capire le sue caratteristiche chimico-fisiche.
Purtroppo questo non è possibile per un magma in quanto possiede diverse unità
strutturali la cui ripetizione nello spazio è completamente casuale.
Possiamo però dire che un magma
ha una struttura analoga a quella della fase mineralogica di pari composizione
chimica e di più alta temperatura. Quindi un magma costituito da SiO2
è costituito solo da tetraedri che uniscono tutti i vertici fra di loro.
Un’eccezione però avviene nel caso di vetri a composizione giadeitica che
invece mostrano delle analogie con la struttura della tridimite (SiO2)
piuttosto che con quella della fase solida giadeite (Si2O6).
Cosa succede se ad un magma composto da una rete tridimensionale
infinita aggiungiamo una certa percentuale di elementi metallici?
Questi cationi occuperanno lacune
a coordinazione 6 o superiore a seconda del loro raggio ionico e in ogni caso,
andando a legarsi ad un atomo di ossigeno, andranno a rompere un ponte Si-O-Si
sostituendolo con uno Si-O-M-O-Si, dove M è l’elemento metallico. Il legame M-O
è più debole del legame Si-O-Si introducendo così un punto debole nella
struttura del liquido magmatico. Tanto maggiore è il numero di ioni che entrano
in lacune ottaedriche, tanto maggiore è il numero di ponti Si-O-Si che si
romperanno con conseguente indebolimento della struttura. Più è altro il
contenuto in SI, maggiore sarà la percentuale di unità tetraedriche SiO2
e quindi maggiore sarà il grado di coesione della struttura silicatica, meglio
noto come grado di polimerizzazione.
Questa grandezza non dipenderà
solo dal contenuto in SI ma anche la tipo di catione che introduciamo nella
miscela silicatica, dato che i diversi ioni attuano una azione modificatrice in
dipendenza della loro forza di campo (rapporto carica/raggio ionico) e dal suo
numero di coordinazione (rapporto raggio del catione/O). In questo modo i
cationi che entrano in coordinazione tetraedrica attueranno una azione
modificatrice diversa da quelli che entrano in coordinazione ottaedrica.
Infatti i primi (network forming cations)
si sostituiscono al SI mantenendo inalterata la struttura anche se la
indeboliscono (come nel caso dell’alluminio) mentre i secondi (network modifying cations) non solo
indeboliscono la struttura ma la modificano completamente. Altri cationi invece
possono comportarsi in modo ambiguo come ad esempio l’alluminio che potendo
occupare sia lacune tetraedriche che ottaedriche può comportarsi sia come
network forming cations che come network midifying cations.
L'acqua scisso negli ioni OK- e H+ agisce come un
forte modificatore perché sostituisce il legame Si-O-Si con uno Si-OH, molto
più debole, attuando una azione di rottura dei polimeri più complessi. La CO2 invece
agisce al contrario, ovvero agisce come agente polimerizzante in quanto tende a
formare l'anione CO3 utilizzando un ossigeno legato ad un vertice del tetraedro
e permettendo l’unione di 2 tetraedri. La maggiore stabilità dell’olivina in
condizioni idrate è una conferma petrologica dell’azione strutturale di queste
2 molecole.
L’introduzione di cationi nel liquido silicatico
porta all’identificazione di diversi tipi di O:
- Ossigeni legati (O°) à briding oxygens (ossigeni a ponte), ossigeni doppiamente legati fra 2 atomi di Si;
- Ossigeni semi-legati (O-) à non briding oxygens (non costituiscono un ponte T-O-T), legati fra un atomo in coordinazione tetraedrica ed un metallo a coordinazione superiore;
- Ossigeni liberi (O2-) à free oxygens, legati fra 2 metalli.
Il rapporto relativo tra loro dipenderà dalla
composizione del magma e quindi dal grado di polimerizzazione: aumentando la Si
aumenterà il numero di O° e diminuiranno quelli O-; all’aumentare di
cationi alcalini aumenterà il numero di ossigeni liberi.
Una grandezza che permette di quantizzare il grado
di polimerizzazione è il rapporto ossigeni semiliberi/cationi presenti in coordinazione
tetraedrica (NBO/T). Questa
grandezza varia con la temperatura e la pressione e assume valori da 0, dove
tutti gli O sono doppiamente legati (rete tridimensionale, SiO2), a
4, dove tutti gli O sono semiliberi (unità tetraedriche isolate, SiO4-).
Possiamo dire che le rioliti che sono più polimerizzate,
hanno NBO/T inferiore rispetto ai basalti e che il range di NBO/T della maggior
parte dei magmi varia fra 0 e 1. Neffeliniti e komatiti che sono tra i magmi
più depolimerizzati che esistono hanno NBO/T di circa 1,44 e 1,8
rispettivamente. Le unità strutturali più frequenti all’interno dei magmi
silicatici sono i fogli e la rete tridimensionale.
IMMISCIBILITA’
È un utile strumento per studiare la struttura dei
magmi e il comportamento dei cationi all’interno del liquido silicatico. Esso
può essere affrontato in 2 modi:
·
Attraverso lo studio di miscele sintetiche semplici
drogate con una percentuale variabile di un determinato elemento;
·
Attraverso lo studio delle situazioni naturali che
presentino le caratteristiche peculiari di tale fenomeno.
Studio di miscele
sintetiche semplici
Il sistema sperimentale FLS offre una buona
opportunità per studiare il partizionamento di alcuni elementi maggiori e
minori in relazione alla struttura dei 2 liquidi prodotti. L’estensione del gap
do miscibilità è dipendente, a parità di composizione, temperatura e pressione,
dalla fO2, che modifica
il ferro. Modificano la fO2 da condizioni riducenti a ossidanti il campo di
immiscibilità risulta più ampio. È stato dimostrato infatti che il Fe3+ entra
in coordinazione tetraedrica ma tenderebbe a formare unità separate all’interno
di un liquido silicatico invece che attuare una sostituzione casuale del Si.
Questo comporta aree più ricche in ferro e povere in Si, più facilmente che nel
caso il ferro entra in coordinazione ottaedrica.
La distribuzione di K e Al tra il liquido in Fe e
in Si mostra una forte correlazione. Lo ione K+ legato alle unità tetraedriche
AlO2 permette un bilancio della carica negativa in eccesso così il
ruolo strutturale dell’Al appare condizionato dalla presenza di ioni alcalini;
esso occuperà lacune tetraedriche fino a che saranno disponibili metalli
alcalini per compensare la carica positiva in difetto, l’eccesso di Al tenderà
invece ad occupare lacune ottaedriche.
Il partizionamento di Ti e P è legato alla
distribuzione del Fe fra i 2 liquidi ma il loro ruolo strutturale rimane
dubbio. I 2 elementi potrebbero infatti coordinarsi sia in cavità tetraedriche
che ottaedriche. Queste insieme al Mn, Zr, Ba, Ce, Sr, ecc… risultano
arricchiti nel liquido ferrifero a causa della maggiore disponibilità in quest’ultimo
di lacune ottaedriche. Questo fatto fornisce una delle prove geochimiche più
forti per un fenomeno di immiscibilità.
Un magma riolitico prodotto per immiscibilità è impoverito
in elementi a largo raggio ionico o ad alta forza di campo rispetto ad un magma
acido prodotto per semplice frazionamenti.
Situazioni naturali
Fenomeni di immiscibilità allo stato liquido si verificano in 3 situazioni:
- Fra magmi silicatici e solfurei;
- Fra magmi silicatici;
- Fra magmi silicatici e carbonatici.
Tenendo presente che i 2 liquidi prodotti da uno
smescolamento sono in una situazione di equilibrio il contatto fra le 2
composizioni è molto netto e le fasi mineralogiche sono le stesse. Una
situazione ottimale si presenta quando la stessa fase mineralogica attraversa
la superficie di separazione fra i 2 liquidi. Dal punto di vista geochimico
dovremmo aspettarci che il valore di mg e degli eventuali rapporti isotopici
sia lo stesso e che le 2 composizioni si dispongano ai 2 estremi del gap di
miscibilità riscontrato nel sistema FLS.
La proprietà fisica che può essere indicativa del
grado di polimerizzazione di un magma è la viscosità
che è la resistenza al moto da parte di un fluido sottoposto ad una forza. Tale
proprietà che per un magma silicatico varia da 103 a 107 passando da un
basalto alcalino ad una riolite a 1100°C, per una carbonatite risulta dell’ordine
di 10-2, comparabile a quella dell’acqua.
Fonte: Dispense di M. Coltorti - Università degli Studi di Ferrara
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