Fonte: http://www.blogalileo.com/nel-cuore-del-pianeta/ (28.12.2011 ore 13.34)
Le caratteristiche
fisiche dei magmi sono strettamente dipendenti dalle caratteristiche
chimiche del magma.
Due sono i principali
parametri che governano il movimento del magma: viscosità e densità
del magma. T e P sono considerati intensivi.
DENSITA'
La densità del magma è
sempre inferiore alla densità del suo prodotto di consolidazione,
ossia la roccia. Infatti il processo di consolidazione di un magma
determina una diminuzione di volume sia perchè si perdono i
volatili, sia in seguito ai giunti di raffreddamento.
Ma è vero anche che un
magma ha una densità inferiore alla Peridotite da cui si genera,
perchè più ricco in Si e Al rispetto alla peridotite.
Densità basalto:
2,7 – 2,8 g/cm3 (il Fe pesa di pià
che il Mg, man mano che tolgo MG, si sostituisce con Fe);
Densità Olivina:
2,9 – 3,3 g/cm3;
Densità Opx-Cpx:
2,7 – 2,8 g/cm3;
Densità Plg:
2,4 . 2,5 g/cm3 (più ricca in Si e
Al).
Bisogna specificare però
che con la differenziazione il basalto diminuisce la sua
densità: difatti la densità è prima di tutto legata al chimismo
del fuso.
Densità basalto
alcalini-tholeitico: 2,7 – 2,8 g/cm3;
Densità Riolite:
2,2 g/cm3.
La densità rispetto a:
temperatura →
correlazione negativa con la T; La densità diminuisce con
l'aumentare della T, perchè d = Peso/V, aumentando la T, il
V della cella elementare aumenta, e quindi la d diminuisce;
pressione →
correlazione positiva con la pressione; la densità aumenta
con la pressione.
VISCOSITA' (unità di
misura Kg/m sec POISIE)
Non ha niente a che
vedere con la densità, e tra le due non esiste una correlazione. La
viscosità è la capacità di un mezzo di fluire, o meglio detto,
la resistenza allo scorrimento.
La viscosità è funzione
di 3 fattori: la composizione chimica (chimismo) del magma, la
temperatura e la pressione e il contenuto in
volatili.
Viscosità e chimismo
del magma
I complessi chimici che
influiscono sulla viscosità del magma sono SiO4 4-,
(H2O e CO2).
La Silice nel
magma si struttura in tetraedri, secondo l'unità fondamentale SiO4
4-: il legame che lega l'ossigeno con il Silicio è il
legame covalente, un legame molto forte, difficile da
spezzare. Questi tetraedri (che nel caso di tetraedri isolati
costituiscono l'Olivina) possono poi legarsi l'un con l'altro a
costruire strutture più complesse, legati tra loro da un legame
chiamato ossigeno-ponte. In generale, maggiore è il numero di
raggruppamenti di tetraedri legati tra loro tramite ossigeno-ponte, e
maggiore è la viscosità. Quindi maggiori tetraedri di SiO4
4- ho, tanto più sarà viscoso il magma.
Possiamo definire quindi
il Silicio come un “catione costruttore”, perchè più
aumenta Si, più sono i tetraedri che si legano.
Esistono però altri
elementi chimici, detti “cationi modificatori”, che
tendono a legarsi agli anioni ossigeno, interrompendo la catena
silicatica, diminuendo quindi la viscosità del magma; questi il K+,
il Na+, i cationi bivalenti Mg2+ e
Ca2+, e infine il Fe bivalente 2+
(non trivalente).
L'Al può svolgere sia
funzione di costruttore (sostituendo il Si in tetraedri) che di
modificatore, in funzione del suo numero di coordinazione ambiguo,
che può essere 4 (coordinazione tetraedrica) oppure 6
(coordinazione ottaedrica). Se ha NC = 4, sostituisce il Si;
se ha NC = 6, diventa modificatore. La pressione del magma regola
questo comportamento: si ha Al con NC = 4, quando il magma si trova a
bassa pressione e le moli percentuali di Al2O3
sono < alla somma delle moli percentuali dei metalli mono e
bivalenti (K, Na, Mg, Ca … ); si ha Al con NC = 6, quando la
pressione forza gli O2 a stare vicino al catione, e quindi
può aumentare il numero di coordinazione del catione. Ciò spiega
perchè la viscosità diminuisce con la pressione.
Tornando ai cationi
costruttori, ossia alla Si, quindi, una maggiore presenza di Si
comporta una maggiore complessità del sistema, con tetraedri che si
legano in forme più complesse fino ai cosiddetti tettosilicati.
Questa complessità del magma si esprime anche come “aumento del
grado di polimerizzazione”, ossia l'aumento del numero di unità
rispettive presenti nella struttura di un polimero. Ciò, nel caso di
tetraedri silicatici, comporta un aumento della viscosità.
Ciò che lega le varie
unità tetraidriche sono legami dell'ossigeno-ponte, quindi possiamo
definire il grado di polimerizzazione di un magma in funzione dei
legami che può realizzare con l'ossigeno:
BRYDING OXYGEN
(BR) → è il legame più forte. È un legame covalente che si
genera tra l'ossigeno e 2 tetraedri SiO4 4-.
Si può indicare come O° (Si = O = Si); disegno
NON BRYDING
OXYGEN → è il legame che si genera quando un ossigeno si lega
ad un catione modificatore e a un tetraedro Si. È anche detto
“ossigeno semi-libero” e ha un legame meno forte del
precedente. Si può indicare come O- (Si =
O = Ca); disegno
FREE OXYGEN →
è il legame più debole, che lega un ossigeno a due cationi
modificatori (caso della carbonatite). Si può indicare come O-2
(Ca = O = Ca); disegno
Esistono quindi 3
tipologie di legami con l'ossigeno, dipendenti dalla presenza di
Silicio, che ci permettono di capire quel'è il grado di
polimerizzazione del magma.
Il grado di
polimerizzazione, esprimibile in funzione dei legami
dell'ossigeno, si esprime con il parametro NBO/T, che ha
sempre un valore compreso tra 0 e 4.
Il valore T è il numero
de catione Si, quindi sempre uguale a 1.
Per l'SiO4
4- (tetraedro isolato), l'NBO è uguale a 4 (ci
sono 4 NBO).
Per l'Si2O7
6- (dimero), l'NBO/T = 3, perchè ci sono 3NBO e
un ossigeno condiviso (1BR).
Per l'Si2O6
4- (catena isosilicatica), l'NBO/T = 2.
Per l'Si2O5
2- (foglio fillosilicato), l'NBO/T = 1.
Per l'SiO2
(tettosilicato), l'NBO/T = 0.
Quindi il valore di
NBO/T è inversamente proporzionale al grado di polimerizzazione.
Nei magmi basici l'NBO/T
ha valori più alti rispetto ai magmi acidi.
I liquidi meno
polimerizzati, ossia i basalti, hanno comunque un valore NBO/T <
1, che vuol dire che anche se meno polimerizzati, sono già molto
strutturati. Questo spiega perchè un liquido basaltico ha 4 ordina
di grandezza di viscosità maggiore rispetto all'acqua.
Viscosità e
temperatura
Anche la temperatura
influisce sulla viscosità. La viscosità varia inversalmente alla
temperatura, infatti maggiore è la temperatura, minore è la
viscosità. Ciò è dipeso dal fatto che una temperatura elevata
fornisce sufficiente energia calorica per indebolire e quindi
spezzare i legami che sono all'interno del fuso. Viceversa, se la
temperatura si abbassa, si favorisce la formazione dei cristalli e
quindi la viscosità si alza.
Di solito, l'abbassamento
di temperatura si ha durante la risalita del condotto vulcanico, per
cui il fuso raffreddandosi, passa da un sistema monofase
(ossia solo fuso) ad un sistema polifase (fuso più
cristalli). Si passa quindi da un fuso “di tipo Newtoniano”
(fuso fluido) ad un fuso “di tipo Binghamiano”, cioè un
fuso plastico, più viscoso, perchè composto da più fasi, che, per
essere messo in moto, lo sforzo applicato a questo fuso deve superar
una certa soglia, detta soglia di snervamento.
Viscosità e pressione
La viscosità diminuisce
con la pressione, come già spiegato precedentemente, in quanto
l'aumento di pressione forza gli ossigeni e stare vicini al catione,
che aumenta così il suo numero di coordinazione da 4 in su,
favorendo quindi la sostituzione del catione del Si, con i cationi
modificatori, che diminuiscono la viscosità del magma perchè
interrompono la catena silicatica.
Viscosità e volatili
Tutti i magmi contengono
gas (volatili) disciolti nel liquido alle alte profondità; questo
perchè abbiamo alte pressioni ad alte profondità.
È opportuno sottolineare
che i minerali del mantello (Opx, Cpx, Sp e Olivina) non contengono
H2O, sono infatti minerali normalmente anidri
(NAMS). Gli unici minerali idrati nel liquido sono Anfibolo e
Flagopite. Quindi, attraverso l'osservazione delle percentuali di
minerali idrati nel liquido, è possibile stimare la quantità di
volatili (es.: nell'anfibolo al max ha 2,5% di volatili, di cui l'H2O
tra 0,8 – 1,2%).
Come possiamo
stimare la percentuale di minerali idrati, e quindi di volatili, nei
magmi di eruzioni passate?
Osservando le
inclusioni fluide, ossia bolle di gas o liquido, che
rimangono incastonate nei cristalli. Queste bolle (dell'ordine di
100 micron) racchiudono al loro interno tutta la composizione del
magma originario e anche del contenuto in volatili originario.
Ovviamente bisognerà riscaldarlo per riomogenizzarlo e quindi
riportarlo alle condizioni originarie;
il metodo indiretto
è studiare i plagioclasi.
Ovviamente il contenuto
in volatili è diverso per i magmi dei diversi ambienti
geo-tettonici. Le dorsali
medio oceaniche (MORB) sono quelle con minor
contenuto di H2O, infatti i magmi dei MORB sono quelli più
anidri (0,5 – 0,8% di volatili). Nelle ofialiti infatti non ci sono
anfiboli, perchè le ofioliti sono MORB, ossia magmi che si producono
per anatessi al 20% del mantello, quindi ad altissime T (>1500 °C)
e a tali T l'anfibolo (minerale idrato) non resiste (si fonde già a
1000 °C).
Nei magmi intraplacca
(ad es.: Etna), abbiamo contenuti in volatili maggiori (1 – 2,5%,
anche 3% nell'Etna).
Ma è nei magmi di
arco (quindi nelle zone convergenti, ossia Ande) che il contenuto
di H2O è elevato (dal 2% al 6%), infatti è proprio qua,
dove avviene la subduzione delle zolle, che si hanno tipicamente
eruzioni esplosive.
Tornando alla questione
della relazione tra viscosità e volatili: H2O e CO2
sono i principali volatili anche perchè sono rappresentativi di due
comportamenti diversi, che sono poi seguiti dagli altri volatili poco
influenti: i volatili che hanno molecola polare (l'H2O) e
quelli che non ce l'hanno (CO2).
Un'altra differenza tra i
due volatili è la loro diversa speciazione, ossia le diverse forme
che assumono quando entrano in soluzione:
L'acqua entra sia come forma
molecolare (H2O) che come forma ossidrile
(OH- e H+) e la sua speciazione è funzione
della pressione; l'anidride carbonica entra sia come forma
molecolare (CO2) che sotto forma di ione
carbonatico (CO3 2-) e la sua speciazione è
dettata solo dal chimismo del magma.
La speciazione della CO2, abbiamo detto, è
regolata solo dal chimismo del magma:
nei magmi basici entra come ione carbonatico,
nei magmi acidi entra sotto forma molecolare. Ciò è dipeso dal
fatto che lo ione cabonatico (CO3 2-) si lega
facilmente (essendo una forma instabile) con i cationi alcalini (Na)
e con gli alcalini ferrosi (Ca, N …) quando questi sono facilmente
staccabili dalla parte silicatica. Essendo questi cationi prevalenti
nei magmi basici rispetto a quelli acidi (dove invece prevale la
silice), lo ione carbonatico ha tendenza ad entrare più facilmente
nei magmi basici che in quelli acidi;
nei magmi acidi invece (magmi riolitici = ricchi
in silice) la anidride carbonica entra sotto forma molecolare (CO2),
ma tutto ciò che entra in soluzione sotto forma molecolare crea
legami molto deboli, quindi ha poca importanza.
La speciazione dell'acqua è invece è funzione della
pressione. Con la bassa pressione (fino a 200
MegaPascal, circa 6 Km di profondità) l'acqua entra come ione
ossidrile; ad alte pressioni (oltre i 200 MegaPascal) invece
diventa predominante la forma molecolare.
Alle basse pressioni l'acqua che entra è sotto forma
ossidrile perchè, a tali pressioni, l'acqua sotto forma molecolare è
troppo grande per poter entrare nei “vuoti” che si trovano
all'interno del magma, cosa che invece riesce a fare quando è
compressa dalle alte pressioni in profondità.
L'acqua sotto forma molecolare forma dei legami
energeticamente molto deboli, l'acqua sotto forma ossidrile invece
no.
Alle basse pressioni, quando l'acqua entra sotto forma
ossidrile, questa va a depolimerizzare la struttura del fuso
silicatico, agendo sui cationi alcalini e rompendo i legami ad
ossigeno-ponte tra i tetraedri.
Se quindi il chimsmo di una roccia è molto ricco in
legami ad ossigeno-ponte (cioè nelle rocce con struttura
tettosilicatica, quindi acide o alcalino alluminifere), possono
essere rotti molti legami ad ossigeno-ponte e quindi può essere
introdotta molta acqua. Se invece il chimismo è più basico (poca
silicie, pochi alcali e poco Al) ce ne posso mettere poca d'acqua
perchè ci sono pochi ossigeno-ponte. Quindi un fuso sicilatico
contiene più acqua in soluzione quanto più è acido e alcalino
alluminifero.
Salendo verso la superficie, l'acqua non ce la fa più a
restare in soluzione, poiché depressurizzandosi l'acqua tende ad
ampliarsi più veloce di quanto si ampliano i “buchi” nella
struttura silicatica, e quindi inizia a uscire dal fuso. Quindi,
salendo la pressione, la roccia raggiunge il suo livello di
saturazione (cioè la quantità massima di H2O che può
trattenere), la supera e inizia a buttare fuori acqua (processo di
essoluzione).
Una volta che però tolgo l'acqua al magma, dato che
tutte le reazioni di de-volatilizzazione sono reazioni
ondotermiche (cioè succhiano calore), si viene a togliere calore
al magma, che quindi si raffredda e cristallizza. Questo
raffreddamento durante la risalita è però lieve se l'acqua ad
uscire è sotto forma molecolare, quindi avendo legami deboli questi
richiedono poca energia per rompersi.
Nei magmi invece che contengono grandi quantitativi di
acqua (ossia quando questa è entrata sotto forma ossidrile), salendo
la pressione, sale la solubilità del magma che inizia a mandare
fuori tutta questa acqua, causando un sovrano raffreddamento molto
accentuato che può far aumentare la temperatura di liquidus
(temperatura alla quale si è sciolto anche l'ultimo cristallino)
fino a 100 °C ogni percento di H2O liberata. Ciò
naturalmente favorisce la cristallizzazione del fuso e un aumento
notevole della viscosità (la viscosità aumenta con il diminuire
dell'acqua disciolta in esso), causando le eruzioni esplosive tipiche
di margini convergenti di zolla.
Quindi riassumendo, la
viscosità diminuisce mostruosamente con la presenza di H2O,
e aumenta sensibilmente quando dal fuso si perde l'acqua invenile,
ossia l'acqua (OH-) disciolta nel fluido, che uscendo
diventa gas (quindi H2O) e determina l'eruzione esplosiva
(rapida cristallizzazione del fuso).
Lo ione ossidrile (OH-)
che funge da depolimerizzante dei tetraedri silicatici, lavora così:
il legame OH- è molto più forte del legame SiO2.
Quando l'ossidrile entra, rompe il legame “ossigeno-ponte” tra i
tetraedri SiO4 – e si lega all'ossigeno del
tetraedro, creando un legame molto fragile, che si chiama “legame
di VanderWalls”. Disegno
La CO2 abbiamo
visto invece che tende a polimerrizzare un fluido magmatico, in
quanto tende ad accappararsi quei cationi modificatori (Ca, Mg, Fe)
che andrebbero a rompere l'ossigeno-ponte. In questo modo si accentua
la polimerizzazione dei tetraedri SiO4 – e di
conseguenza la viscosità. Quindi tra CO2 e viscosità c'è
una correlazione positiva.
Fonte: appunti del dott. Gilberto Cerasuolo