lunedì 5 ottobre 2015

RELAZIONE DI MICROPALEONTOLOGIA - ATTIVITA' DI LABORATORIO



Dopo tanto tempo ecco che pubblico di nuovo. Questa volta si tratta di una relazione riguardante l'attività di laboratorio che ho seguito durante il corso di Micropaleontologia. 

Eccola qui: 

INTRODUZIONE

   La Micropaleontologia è una branca della Paleontologia che ha per oggetto lo studio dei microfossili di natura animale e/o vegetale presenti nei terreni sedimentari, osservati al microscopio secondo tecniche particolari. Il vantaggio principale del porre in analisi questo tipo di fossili è la loro reperibilità.
La frequenza nei sedimenti e le dimensioni sono di gran valore pratico in geologia applicata, nella paleoecologia, per la datazione dei sedimenti, per le correlazioni stratigrafiche, per la riproduzione di ambienti marini nonché nelle ricerche petrolifere.
L’approccio a questa disciplina avviene tramite quattro passaggi fondamentali, quali: raccolta di materiale, trattamento e preparazione dello stesso, tipo di osservazione dello stesso e il suo studio finale.

METODI E STRUMENTI UTILIZZATI - ATIVITA’ DI LABORATORIO

     I metodi e gli strumenti utilizzati durante l’attività di laboratorio sono stati i seguenti:
  1. Lavato: metodo indicato per rocce non compatte dove non è possibile sfruttare gli altri metodi di “dry-peels” o sezioni sottili. Per separare dalla matrice i microfossili si utilizza il “Desogen”, un tensioattivo (in alternativa l’acqua ossigenata). Il sedimento sciolto viene in esso immerso e fatto “friggere” per il tempo necessario ad eliminare il più possibile la matrice. Successivamente il sedimento viene lavato in un setaccio, filtrato, asciugato e posto in un contenitore;
  1. Sezione sottile: metodo indicato per rocce compatte. Si tagliano con una sega diamantata dei parallepipedini di roccia ben lisciati nel verso che si vuole osservare al microscopio. Questo viene incollato ad un vetrino tramite un collante e con una mola il campione viene appiattito fin tanto che raggiunge uno spessore di ca. 30/40 micron. Infine lo si copre con un vetrino sottile per conservarlo meglio;
  1. Microscopio ottico: oltre al SEM (Transmission Electron Microscope) e al TEM (Scanning Electron Microscope), entrambi microscopi elettronici, esiste quello ottico, il più semplice di tutti. In generale esso è costituito da due sistemi di lenti inserite in un tubo: la lente dove si appoggia l’occhio, oculare, e la lente posta vicino al campione da osservare, l’obiettivo. In genere i microscopi hanno almeno tre obiettivi, con diverso potere di ingrandimento, posti sulla torretta portaobiettivi girevole. L’oggetto da osservare viene quindi posto davanti all’obiettivo il quale fornisce un’immagine reale, capovolta e ingrandita. Questa immagine viene fatta cadere davanti alla lente oculare a distanza opportuna che ne dà un’altra, virtuale, ingrandita e orientata nello stesso verso.
FORAMINIFERI ANALIZZATI - ATTIVITA’ DI LABORATORIO

       Il lavato è stato prelevato nell’area di Lugagnano (VR) e risale al Pliocene superiore – Pleistocene inferiore. Esso, nonostante sia caratterizzato da una ricca varietà di microfauna, è stato utilizzato per analizzare esclusivamente i foraminiferi, organismi maggiormente presenti al suo interno.
Si è quindi cercato di risalire al tipo di paleoambiente di sedimentazione tenendo conto del rapporto Plancton/Benthos.
Per il riconoscimento si è partiti da tre principali parametri:
  1. Tipi di parete:
    1. Agglutinante: formata dall’aggregazione di particelle solide selezionate direttamente dall’organismo in base alla forma, dimensione e natura delle stesse. Queste vengono cementate da un cemento di natura tectinica, nel caso di organismi primitivi, calcarea nel resto dei casi e in rare occasioni di natura silicea;
    1. Porcellanacea: generalmente bianca, scura in sezione sottile, imperforata. È costituita da tre strati sovrapposti costituiti da calcite cristallina: quello mediano è il più spesso e presenta cristalli disposti in modo irregolare; quello esterno, più sottile, è costituito da romboedri di calcite appiattita, disposti parallelamente alla superficie del guscio; quello interno, sottile, è costituito da cristalli disposti in modo irregolare rispetto a quello esterno, ma non irregolari come nello strato mediano;
    1. Ialina: ha un aspetto trasparente e vitreo, perforata per la presenza di una moltitudine di pori che attraversano la parete, permettendo gli scambi gassosi tra la cellula e l’ambiente;
  1. Tipo di avvolgimento:
    1. Uniseriale: camere disposte in un’unica serie ad andamento rettilineo o curvilineo;
    2. Biseriale: formato da due serie parallele di camere uniseriali sempre ad andamento rettilineo o curvilineo;
    3. Multiseriale: formato da tre o più serie di camere tra loro variamente unite o compenetrate;
    4. Planispirale: camere disposte lungo una spirale piana, involuta se ogni giro di spira ricopre il giro precedente o evoluta se i giri della spira sono totalmente o parzialmente visibili;
    5. Trocospirale: le camere si susseguono lungo una spirale elicoidale e risultano evolute su un lato del guscio (lato spirale) e involute sul lato opposto (lato ombelicale);
    6. Fusiforme: variazione del tipo planispirale in cui il guscio aumenta velocemente lungo l’asse di avvolgimento che in altezza.
  1. Tipo di apertura: singola/multipla, circolare/semicircolare, a fessura, arcuata, dendidrica, stellata, con dente, ecc…

Si elencano qui di seguito gli organismi rivelati da noi studenti durante l’analisi in laboratorio tramite microscopio ottico. 

MICROFORAMINIFERI A GUSCIO AGGLUTINANTE:
  1. Bigenerina (Eocene – recente): disposizione mista da biseriale a uniseriale, apertura apicale, epifaunale; 
  2. Textularia (Eocene – recente): biseriale, forma sub-triangolare, apertura apicale ad arco basso, epifaunale; 
  3. Dorothia (Cretaceo – recente): disposizione mista da trocospirale a triseriale a biseriale, apertura apicale, agglutinati fini calcarei, epifaunale. 
MICROFORAMINIFERI A GUSCIO PORCELLANACEO:
  1. Quinqueloculina (Cretaceo – recente): avvolgimento a quinqueloculina, cinque camere per giro aggiunte su piani disposti a 144°, sono visibili quattro camere davanti e tre dietro, dente bifido; 
  2. Triloculina (Cretaceo – recente): avvolgimento a triloculina, tre camere per giro aggiunte su piani disposti a 120°, sono visibili tre camere davanti e due dietro, dente bifido; 
  3. Spiroloculina (Cretaceo superiore – recente): avvolta a spirale piana con camere disposte a 180°, dente bifido; 
  4. Adelosina: stadio iniziale a quinqueloculina con prima camera leggermente più allungata e curva e seconda camera molto più grande, termina con un collo apertura apicale; 
MICROFORAMINIFERI A GUSCIO IALINO:
  1. Ammonia (Miocene – recente): avvolgimento a trocospirale, pilastri che riempiono tutta la parte ombelicale, sistema di canali; 
  2. Reussella (Eocene – recente): triseriale, guscio piramidale triangolare in sezione; 
  3. Uvigerina (Eocene – recente): triseriale con apertura sul collo, labbro fialino e dente semicilindrico; 
  4. Planorbulina (Eocene – recente): forma fissa, partenza ad avvolgimento planispirale e successivamente le camere globose si aggiungono in modo irregolare con due aperture da dove si generano due camere; 
  5. Elphidium (Eocene – recente): avvolgimento planispirale involuto, molte camere, suture depresse, canal system, aperture miste; 
  6. Cassidulina (Eocene – recente): biseriale compressa, avvolta a planispirale involuta, apertura a fessura; 
  7. Lagena (Giurassico – recente): uniloculare, non lamellare, apertura sul collo; 
  8. Asterigerinata (Oligogene – recente): avvolgimento a trocospirale con lato spirale convesso e lato ombelicale concavo, camera a semiluna; 
  9. Nonion (Cretaceo superiore – recente): avvolgimento planispirale involuta con apertura ad arco basso; 
  10. Cibicides (Paleocene – recente): avvolgimento trocospirale con lato spirale piatto, apertura che si estende dal lato ombelicale a quello spirale; 
  11. Globigerina (Eocene – recente): avvolgimento trocospirale, apertura ombelicale molto ampia, parete spinosa, suture molto depresse, camere molto globose; 
  12. Bulimina (Paleocene – recente): triseriale con apertura a cappio verso l’interno; 
  13. Bolivina (Cretaceo – recente): biseriale con apertura a cappio, con dente;
Distinzione microforaminiferi bentonici e planctonici:
BENTONICI
PLANCTONICI
Bigenerina
Textularia
Dorothia

Quinqueloculina
Triloculina
Spiroloculina
Adelosina

Ammonia
Uvigerina
Planorbulina
Elphidium
Reussella
Lagena
Cassidulina
Asterigerinata
Nonion
Cibicides
Bulimina
Bolivina

Globigerina
Tabella 1: in blu i foraminiferi a guscio agglutinante, in verde quelli a guscio porcellanaceo e in rosso quelli a guscio ialino
  1. CONCLUSIONI
Si evince che la maggior parte dei microforaminiferi analizzati siano bentonici anziché planctonici. I microforaminiferi più presenti all’interno del lavato sono risultati la Textularia, la Quinqueloculina, l’Ammonia, la Planorbulina, l’Asterigenata, l’Elphidium e la Globigerina. Questo dato associato a quello del rapporto plancton/benthos, che risulta essere attorno a 0,3%, porta ad affermare che questi organismi vivevano in acque basse, temperate e che il paleoambiente a loro appartenente era quello di piattaforma interna.

Figura 1: Associazioni batimetriche e rapporto plancton/benthos

All’interno del lavato si sono riscontrati anche altri organismi marini come ad esempio i radiolari, spicole di spugna e frammenti di echinodermi.

BIBLIOGRAFIA

  • John W. Murray, Ecology and Paleoecology of benthic foraminifera, Routledge, 1991. 



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