domenica 17 aprile 2011

Il Mediterraneo: un'esplosione di specie marine e non solo


Distacchiamoci un attimo dal mondo strettamente geologico passando ad un altro non meno affascinante di questo ovvero l'Ecologia Marina e Subacquea.

Prima di farlo però vediamo insieme come viene visto il Mediterraneo dagli Ecologi Marini. Ci sono vari punti cruciali all'interno del nostro mare che vanno qui spiegati:
  • GIBILTERRA → profondo 300 m e largo ca. 10 Km;
  • CANALE DI SICILIA → largo pochi Km e profondo 120 m, qui si trova un CANION profondo 2 Km (collo di bottiglia); nelle vicinanze si trova la Tunisia che ha una platea continentale larga 300 m;
  • ADRIATICO → fino a Otranto in direzione sud il mare è basso (pianura alluvionale) per poi sprofondare all'improvviso fino a 3 Km mediante una scarpata;
  • GOLFO DEL LEONE → formato da una platea continentale seguita da una scarpata che arriva a 4-5 Km;
  • EGEO → relativamente profondo, caratterizzato da una zona di subduzione;
  • NILO → aveva un ruolo importante per il suo afflusso ma ora la diga lo ha ridotto;
  • CANALE DI SUEZ → ha causato le migrazioni lessepsiane.
Normalmente il Mediterraneo viene diviso in 2 parti: quella occidentale, la parte ovest rispetto al Canale di Sicilia, e quella orientale, la parte est.

Introduciamo qualche definizione utile:
  • correnti di gradiente → avvengono in base alla densità che a sua volta dipende dalla salinità o dalla temperatura;
  • profilo termico → normalmente la temperatura del mare diminuisce andando verso il basso: questa è molto differente tra Oceano e Mediterraneo, nel primo infatti la temperatura scende progressivamente fino a toccare i ca. 2°C nel fondo mentre nel secondo la temperatura del fondale non scende mai sotto i 12°C;
  • bilancio idrico → somma dell'acqua che entra (fiumi, precipitazioni) con quella che esce (evaporazione, Gibilterra); negativo nel Mediterraneo.
Abbiamo accennato alle correnti, nel Mediterraneo ne esistono 3:
  1. acqua atlantica, fiume atlantico → dallo stretto di Gibilterra entra acqua superficiale dell'Oceano Atlantico, il che vuol dire acqua più calda (essendo superficiale) e più salata del Mediterraneo (entra solo acqua superficiale in quanto Gibilterra è poco profondo);
  2. corrente intermedia levantina → il fiume atlantico passa il Canale di Sicilia e arriva al Mar di Levante; qui incontra acqua più dolce e meno salata e per questo motivo tende ad andare verso il basso fermandosi a ca. 400 m (essendo l'acqua atlantica più salata è più densa di quella del Mar di Levante scende per gradiente di salinità);
  3. correnti profonde → a causa della rotazione terrestre le correnti intermedie tornano indietro fino alla Fossa di Otranto dove a causa dell'alzamento del fondale tornano in superficie; lambiscono così i Balcani, i quali si ritrovano acqua fredda ma limpida, per poi tornare indietro attraverso il Golfo di Venezia dove a causa dell'enorme quantità di plancton l'acqua di questa corrente risulta essere molto più sporca ma anche più calda (riscaldata dai raggi solari). Ecco perché in estate il mare Adriatico italiano è più caldo di quello balcanico ma anche più sporco: il plancton vive per l'apporto di fosforo e azoto trasportato dai fiumi (in abbondanza nel settore italiano). Questo però avviene in estate! In inverno la Bora, il famoso vento triestino, raffredda moltissimo il mare e le ex acque della corrente intermedia arrivando a Otranto scendono per la scarpata fino al fondale (sono più fredde) sempre a causa del gradiente termico;
Altra corrente profonda simile è causata dal vento di Maestrale nel Golfo del Leone. Queste correnti poi si incontrano e si uniscono a quelle intermedie provenienti da Otranto per poi uscire insieme da Gibilterra da dove partono le correnti profonde atlantiche.

          STORIA DEL MEDITERRANEO 


Mi sembra opportuno, prima di proseguire, accennare a qualche evento storico importante che ha caratterizzato il nostro mare e i loro abitanti.
Si dice che il Mediterraneo è il prodotto dell'antico mare di Tetide presente più di 6.000.000 di anni fa. Una prova di questo è data dall'esistenza della POSIDONA OCEANICA nel Mediterraneo e della POSIDONA AUSTRALIS in Australia occidentale. Proprio 6 milioni di anni fa la Tetide si è chiusa prosciugandosi quasi completamente, siamo nella Crisi del Messiniano. Una prova di questo evento la si riscontra dal prelievo di uno strato di salgemma tramite carotaggio (il sale che si è creato causato dal prosciugamento si è compattato formando così salgemma).

Ci sono 3 momenti importanti per il Mediterraneo:
  1. chiusura Tetide;
  2. crisi del Messiniano;
  3. alternanza di periodi glaciali (acqua più calda, fauna calda, l'acqua del Mediterraneo va verso l'Atlantico perché è più alto) e non glaciali (acqua fredda, fauna fredda, l'acqua dell'Atlantico entra nel Mediterraneo perché questo è più basso).
Entriamo nel particolare e concentriamoci sul Mar di Levante dove vi sono verificate 2 crisi importanti:
  1. crisi messiniana→ il Canale di Sicilia è stato la causa del riempimento tardivo della parte orientale del Mediterraneo;
  2. mancanza di ossigeno → il fitoplancton arrivato da acque dolci del Nilo e dal nord ha creato la decomposizione e quindi la mancanza di ossigeno nel mare occidentale a livello intermedio.
Arrivati a questo punto possiamo passare alla parte più ecologica e marina dell'articolo parlando innanzitutto di specie autoctone e specie alloctone. Le prime sono le specie locali mentre le seconde sono quelle che provengono da altri ambienti attraverso vari modi:
  • All'epoca, quando i romani importavano le ostriche dall'Atlantico del nord;
  • migrazioni lessepsiane → con l'apertura di SUEZ nel 1869 e dopo il suo allargamento avvenuto dopo la seconda guerra mondiale ben 500 specie migrarono nel Mediterraneo dal Pacifico e solo 3 dal Mediterraneo al Pacifico;
  • trasporto con le naviattaccate o per fouling; quest'ultimo termine ha vari significati: le specie possono essere intrappolate nell'acqua di zavorra (prese da una zona e portate in un'altra); oppure per rimorchio attraverso l'acquacoltura.
Questi metodi sono tutti NON VOLUTI dall'uomo, involontari. Esistono però anche quelli VOLUTI, azioni deliberate. C'è da dire però che non tutte le specie alloctone possono insediarsi tranquillamente senza trovare ostacoli o comunque adattarsi facilmente. Se dovessimo costruire un grafico che riflettesse quante specie alloctone riuscirebbero a sopravvivere all'interno di ambienti diversi dal loro ci troveremo difronte ad un grafico detto asindoto e chiamato della resistenza biotica. Questo significa che in un primo momento la curva (nell'asse x il tempo e nell'asse y le specie) si innalza velocemente per poi curvare verso destra sempre più velocemente. Questo perché si posso instaurare tante specie tanti quanti sono gli spazi vuoti che le specie autoctone hanno lasciato. Tutto dipende dalla loro competitività. Non è detto però che le specie alloctone che sono riuscite ad instaurarsi riescano a restare per sempre: quelli più competitivi prendono il posto di quelli meno competitivi. 

Fonte: appunti di Ecologia Marina e Subacquea 

Si è scoperto però che non dappertutto è così e che non si rispecchia sempre questo tipo di grafico.
Si è notato che in alcune zone con l'arrivo delle specie alloctone quelle locali si destrutturano lasciando così sempre più spazi vuoti o nicchie vuote aumentando conseguentemente la possibilità di ospitare sempre più specie straniere. Questo grafico, detto inversional meltdown, è di tipo esponenziale

Fonte: appunti di Ecologia Marina e Subacquea - asse x specie, asse y tempo 

C'è da dire che esistono anche delle FACILITAZIONI che favoriscono l'arrivo di specie alloctone. L'arrivo della preda, per esempio, favorisce l'arrivo del predatore. Un esempio di questo è evidente con l'arrivo della Muscovista (preda) che ha favorito l'arrivo del suo predatore, il granchio.

Questo è molto pericoloso per la biodiversità.

          ECOSISTEMI

Facciamo qualche esempio di come nascono, vivono e sopravvivono gli abitanti marini. Iniziamo subito col dire che esistono 3 diversi ecosistemi mediterranei:
  1. prateria di posidonia;
  2. coralligeno;
  3. fauna fondali molli.
Poseidonia

Non è un'alga ma una pianta con radici e fusti con foglie lunghe anche un metro. Fiorisce in autunno e produce frutti galleggianti (grazie ad un olio particolare) chiamati olive di mare.
I rizomi crescono sia orizzontalmente che verticalmente detti rispettivamente plagiotropi e ortotropi. I primi hanno la funzione di ancorare la poseidonia al fondo mentre i secondi di contrastare la sedimentazione. Questi danno luogo alla matte costituita da rizomi,radici e sedimento intrappolato.
La prima avviene mediante la produzione di frutti e fiori che sono ermafroditi. LA fioritura dipende dalla luce e temperatura e dall’età e imensione della pianta. L’impollinazione è idrofila che porta alla formazione diquesti frutti, una volta maturi si staccano e galleggiano. Quando marciscono lasciano cadere il seme sul fondale dove, se trovano l’ambients giusto, si riproducono. 

Per crescere deve:
·      trovare un substrato mollo;
·      sul fondale deve esserci un po' di materiale organico.

Caratteristiche ecologiche:
·      habitat ideale per molti organismi (foglie prima verdi poi biancastre);
·      da 1 a 40 m sotto acqua;
·      regime di temperatura ristretto (10-28°C);
·      salinità costante;
·      molta illuminazione;
·      elevata produzione primaria, sottostrato della fotosintesi è la produzione di ossigeno. 

Limiti di crescita:
·      climatico → limite dato dalla luce;
·      edafico → dovuto alle caratteristiche del substrato;
·      erosivo → dovuto a correnti più forti;
·      regressivo → alterazione della colonna d'acuqa x cause umane.

Cause di regressione:
·      inquinamento;
·      nautica di porto;
·      costruzione di opere costiere;
·      costruzione di dighe, dighe foranee e barriere;
·      eutrofizzazione;
·      alghe alloctone → le cresce sopra togliendogli la luce, hanno più velocità di crescita.

EGAGRAPOLI: fasci residui di cellulosa delle foglie di poseidonia, aggregate dal moto ondoso.

Non è un sistema endemico, si trova a 50 m di profondità. I coralligeni hanno una crescita diffusa lungo un substrato roccioso e hanno bisogno di:

·      luminosità ridotta;
·      temperatura bassa e costante;
·      moderata velocità di sedimentazione.

Per coralligeno si intende substrato duro secondario formato dal concrezionamento di talli algali e da scheletri animali (seppur con un contributo minore). È formato da un enorme nuemro di specie di alghe coralline delle famiglie delle Corallinacee e Peyssoneliacee.

Il gruppo predominante nel coralligeno sono gli Antozoi.
Gli ottocoralli invece sono organismi coloniali che formano una struttura ramificata e sono detti anche Gorgonie. Non hanno uno scheletro rigido in modo tale da potersi flettere e non rompersi con le correnti.
La loro struttura di base è il polipo composto da 8 tentacoli e una bocca e hanno consistenza fibrosa grazie al contenuto di sclerici calcarei. L’architettura tipica è a ventaglio.
Questi sono asessi, i maschi sono separati dalle femmine. Derivano da un'unica larva e la fecondazione avviene all'interno delle femmine. I maschi lasciano il loro seme in acqua e questo viene poi preso dalle femmine. Dopo 15-20 giorni la larva scende sul fondale dove si attacca a qualcosa di solido:
·      non sulla sabbia ma su un substrato duro;
·      non su alghe;
·      su roccia nuda o su scheletri di alghe.
Non crescono vicino alle alghe perché queste le soffocherebbero. Una volta trovato un appiglio crescono secondo un idro-dinamismo dell'acqua ovvero in base alle correnti. Si dispongono quindi in modo tale da essere contro corrente per catturare più fitoplancton possibile. Le Gorgonie che si trovano a diretto contatto con la corrente potrebbero far morire quelle che stanno dietro (rubano il cibo). 



Esistono 2 predatori della Gorgonia:
  1. Vermocane → è un verme avente delle spore appuntite e velenose, si attacca sulla parte più giovane e fragile della gorgonia (parte esterna) dove mangia la carne, non le ossa. Normalmente il vermocane non riesce ad uccidere la Gorgonia ma potrebbe crearne la causa. Come? Mangiando la carne il vermocane lascia libera ed esposta a rischi l'ossatura della Gorgonia. Questo significa poter essere attaccata da larve di alghe che una volta cresciute soffocherebbero la Gorgonia. Quest'ultima è costretta quindi, una volta assalita dal suo predatore, a lottare contro il tempo per ricostruire e ricoprire la sua parte mangiata;


  2. Gerardia → è un parassita che ricopre la sua preda con i suoi polipi che utilizzano lo scheletro della Gorgonia stessa; i polipi di questo predatore si riconoscono perché hanno più di 8 tentacoli rispetto a quelli della Gorgonia che ne hanno meno. 

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