Fonte: http://storiadellageologia.blogspot.it/2011/10/frana-nel-latemar.html (18.01.2013 ore 15.25)
Esistono diversi tipi di classificazione delle piattaforme carbonatiche, in funzione dei loro caratteri.
In funzione del loro profilo distinguiamo:
- RIMMED SHELF (larghezza 10-100 km) o PIATTTAFORMA ORLATA: superficie piatta con margine più o meno rilevato rispetto alla zona interna, presenta scarpata con angoli di 35-40° (ciò le differisce dalle scarpate silicoclastiche, che hanno angoli più bassi);
- RAMP (larghezza 10-100 Km) o OMOCLINALE --> superficie senza rottura di pendio, con inclinazione <= 1,5°.
Considerando la dimensione, parliamo di:
- PIATTAFORME EPEIRICHE --> estese da 100 a 10 000 Km.
Considerando la disposizione, abbiamo:
- PIATTAFORMA ATTACCATA;
- PIATTAFORMA ISOLATA o BANCO OCEANICO.
Tenendo conto dell’evoluzione del sistema, abbiamo:
- PIATTAFORMA ANNEGATA --> DROWNED PLATFORM.
Una piattaforma carbonatica orlata è divisa principalmente in 4 parti:
- TRANSIZIONE AL BACINO;
- SCARPATA --> l’angolo di inclinazione delle scarpate si riflette sul tipo di geometrie deposizionali: con angoli > 25° avrò erosione, con angoli 10-12° by-pass, con angoli bassi (2-3°) avrò fenomeni di accrezione;
- ZONA DI MARGINE --> vedi sotto;
- PIATTAFORMA INTERNA --> PIATTAFORMA DI MARE BASSO --> zona di margine e piattaforma interna.
La zona di margine è occupata dai coralli che creano una barriera idrodinamica rispetto al moto ondoso che viene dal mare aperto e quindi permette lo sviluppo di una zona protetta interna lagunare che può essere soggetta ad escursione di marea (piana tidale). In generale il margine può essere biocostruito o sabbioso (di tipi eoilitico) o entrambi.
Una piattaforma carbonatica a rampa si divide in 3 zone:
Fonte: appunti del dott. Gilberto Cerasuolo
Queste 3 zone si ottengono in funzione del livello di base delle onde.
Non esiste un modello generale per spiegare le facies da piattaforma carbonatica, pertanto in caso di esplorazioni petrolifere e pozzi non ho idea di cosa posso trovare lateralmente: posso cioè avere un’idea delle geometrie deposizionali, delle litofacies e quindi del livello di porosità e permeabilità delle rocce all'interno.
Quindi conoscere al meglio quali sono stati i fattori di controllo e i processi di deposizione (tipi di associazione faunistica, paleotopografia, eustatismo, zona fotica, ecc…) può aiutarci nella interpretazione e nella predizione del modello di facies del sistema carbonatico.
Fonte: appunti del dott. Gilberto Cerasuolo
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