sabato 19 gennaio 2013

Appunti di Sedimentologia - GLI AMBIENTI DEPOSIZIONALI CARBONATICI


Fonte: http://www.wwf.it/client/render.aspx?root=996 (19.01.2013 ore 12.28) 

Distinguiamo: 

  • Piattaforma interna
  • Margine
  • Scarpata
  • Bacino

PIATTAFORMA INTERNA 

È costituita da 2 zone: m

  1. Piana tidale
  2. Laguna

Entrambe le zone sono a bassa energia, dove pertanto prevalgono sedimenti fini. 

PIANA TIDALE 

È la zona soggetta agli andamenti di marea, difatti ricca di canali tidali. 

Distinguiamo la zona subtidale (zona marina), la zona intertidale (ossia la zona canalizzata), e la zona sopratidale (ossia la palude algale, ricca di mangrovie). 
Lungo i canali tidali le zone più chiare sono gli argini costituiti da fango, a cui seguono subito dopo delle zone più scure, costituire da alghe e mangrovie. Quindi nella piana tidale prevalgono fanghi con tappeti algali, a formare strutture MUD CRAPS. 
La piana riceve sedimento (sopratutto fango e poco silt) solo durante gli eventi di tempesta o durante le maree. 
Lungo i canali abbiamo depositi da CREVASSE, ossia depositi da rottura di argine. 

Dalla sezione di un canale tidale appare evidente la similitudine con un canale da meandro (entrambi si muovono nello spazio). Si può riconoscere un log basale, chiamato CHANNEL LOG. In sommità possono generarsi dei crostoni dolomitici, ossia fenomeni di cementazione con formazione di intraclasti. 

Osservando una carta della zona sopratidale, distinguiamo:

  • Parti più scure --> laminazioni algali, stromatolitiche piano parallele; 
  • Parti più scure --> micrite e fango carbonatico, la micrite può giungere anche da eventi di tempesta, andando  a decantarsi tra i livelli stromatolitici. 

Lo spessore di questi sistemi deposizionali da piana tidale si aggira sui 4 m (o comunque spessore esiguo) in quanto rispecchia una sedimentazione recente, in quanto il livello del mare ha raggiunto il livello attuale circa 6 500 anni fa (nel Pleistocene). 

Log da piana tidale Bahamas 

Fonte: appunti del dott. gilberto Cerasuolo 

Nel Golfo Persico, la piana tidale è più sviluppata perché c’è un regime mareale maggiore, quindi un ambiente a maggiore energia, con canali più grandi, e con frequenti fenomeni di avulsione e abbandono. 
Nel Golfo Persico i livelli tra le laminazioni algali possono essere legati anche a cicli di marea stagionali (quindi non per forza legati a eventi di tempesta, come è per la Florida). 

LAGUNA 

È la zona subtidale per eccellenza della piattaforma interna. In questa zona mi aspetto di trovare sedimenti fini (quindi micrite e fango carbonatico) in quanto è un ambiente a bassa energia. 

La produzione di sedimento è data da alghe come il PENICILLUS o l’ALIMEDA (alghe verdi) o per precipitazione chimica di aghetti aragonitici da parte di microorganismi (gli WHITINGS sono delle chiare branche nella laguna dove avviene forte precipitazione chimica di questi aghetti). 
Nelle aree lagunari c’è fortissima bioturbazione. Il fondo è costellato da vulcanetti di sabbia prodotti da crostacei (callianassa). 

Nella laguna sono state scoperte anche stromatoliti subtidali (anche se molto rare) che non sono depositi relitti ma sono attualmente in produzione. Possono avere dimensioni colonari dentro sabbie oolitiche (CWUB SHAPE), oppure forma a molari (MOLAR SHAPE), oppure con allungamento lineare (LINEAR SHAPE). 

CICLI PERITIDALI (Dolomia principale) 

I cicli peritidali sono delle successioni sedimentarie dei 3 ambienti tidali (inter, sopra e subtidale), legati ai cicli di Milankovic (eccentricità, precessione, obliquità). 

Log di zona lagunare 

Fonte: appunti di Gilberto Cerasuolo 

Log di piana tidale

Fonte: appunti di Gilberto Cerasuolo

Log di ciclo peritidale

Fonte: appunti di Gilberto Cerasuolo

Lo spessore della zona subtidale va dai pochi cm ai 10-15 m. 
Il ciclo peritidale si forma dipendentemente alla produzione di sedimenti ma anche per parametri esterni (nel Latemar, un ciclo è stato misurato di 21 000 anni, pari alla precessione terrestre). 

Fonte: appunti del dott. Gilberto Cerasuolo 

1 commento:

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